LA TEMPESTA SULL'AGRICOLTURA VERONESE
La tempesta che si è abbattuta ieri, 23 agosto, sulla provincia di Verona ha danneggiato tutto ciò che ha incontrato sul suo cammino, comprese le strutture e le coltivazioni delle imprese agricole. E da oggi sono in corso i rilievi tecnici per stimare quanto è stato portato via dal violento nubifragio.
Il temporale è iniziato nella zona del Lago di Garda, colpendola marginalmente, e si è spostato, aumentando la propria potenza, verso il capoluogo che ha subìto i danni maggiori, arrivando poi sull’Est Veronese e vicino al territorio comunale di San Martino Buon Albergo. Nelle campagne, il forte vento, la pioggia incessante e la grandine hanno causato danni dalle parti di Bussolengo e Pescantina, nei territori limitrofi al centro di Verona e nell’Est Veronese. Hanno subìto danni importanti colture frutticole anche con abbattimento di impianti e, a macchia di leopardo, pure i vigneti, alcuni dei quali con varietà precoci già in fase di vendemmia. Il maltempo ha colpito anche la Valpolicella in cui, da una prima stima, risulta colpita un’area di circa il 3% dei vigneti a denominazione.
La quantificazione dei danni è ancora in corso. «Siamo di fronte - si legge in una nota di Coldiretti - alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. I cambiamenti climatici hanno fatto esplodere il pericolo idrogeologico su un territorio reso più fragile dalla cementificazione e dall'abbandono con il risultato che sono saliti a 7.252 i comuni italiani, ovvero il 91,3% del totale, che sono a rischio frane o alluvioni secondo i dati Ispra. Una situazione aggravata dal fatto che il territorio italiano è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con la perdita negli ultimi 25 anni del 28% della superficie agricola utilizzabile in Italia»
FONTE: www.veronasera.it