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La coltivazione delle cucurbitacee in pieno campo è in fase avanzata e tra le problematiche fitosanitarie più importanti in questo periodo vi è l’oidio.
Anche se le temperature per alcuni giorni sono state al di sopra dell’optimum per lo sviluppo della malattia, il ritorno di temperature in linea con le medie del periodo associate a una elevata umidità ambientale fanno ritenere elevata la probabilità di una evoluzione severa della stessa già osservata in diverse aziende. Si consiglia, pertanto, di tenere sott’occhio la comparsa delle prime macchie e di programmare l’inizio degli interventi di difesa.
Micelio polverulento dei funghi agenti del “mal bianco” sulla pagina superiore della foglia di zucchino; sono visibili anche i cleistoteci scuri del fungo
Sintomi inconfondibili
La malattia dell’oidio, detta comunemente “mal bianco”, rappresenta, insieme alla peronospora, quella che desta maggiore preoccupazione sulle cucurbitacee.
La sua sintomatologia è inconfondibile e, in funzione dell’andamento climatico, può causare enormi danni qualitativi ma soprattutto quantitativi. La comparsa di macchie biancastre avviene inizialmente sulla pagina inferiore delle foglie per poi estendersi, in maniera epidemica, sulla pagina superiore delle stesse e sui fusti. All’inizio le macchie sono piccole e rotondeggianti per poi estendersi fino ad occupare interamente la lamina fogliare. Le infezioni partono dalle foglie più vecchie della pianta per poi progredire verso quelle più giovani.
Nel giro di pochi giorni si forma un feltro miceliare biancastro polverulento che contiene gli organi di propagazione asessuata del fungo. Le foglie colpite ingialliscono, si accartocciano e disseccano con conseguente perdita o ridotta produzione delle piante. In questa fase possono comparire dei corpuscoli scuri rappresentati dai cleistoteci (organi svernanti dei funghi contenente la fase sessuata).
Biologia ed epidemiologia
La malattia è causata da due funghi appartenenti all’ordine delle Erysiphales: Golovinomyces (=Erysiphe) cichoracearum e Podosphera xanthii (=Sphaerotheca fuliginea). I funghi non sono distinguibili in base a caratteri macroscopici e presentano la stessa sintomatologia. Per quanto concerne l’epidemiologia, pur essendo simile, sembrerebbe che G. cichoracearum sia presente maggiormente in questa prima fase primaverile mentre in piena estate risulterebbe predominante il fungo P. xanthii. Se è vero che i limiti termici per lo sviluppo della malattia sono piuttosto ampi (i funghi coinvolti si sviluppano dai 10 °C ai 35 °C) è altrettanto certo che la progressione epidemica della malattia si ha con temperature intorno ai 26 °C e livelli di umidità elevati, pari o superiori al 75%.
La difesa dello zucchino in serra
La lotta all’oidio dello zucchino in serra può contare su una considerevole quantità di principi attivi, molti dei quali ammessi anche in agricoltura biologica. Tra i prodotti di natura biologica si ricordano Ampelomyces quisqualis, Bacillus amyloliquefacens, Bacillus pumilis, chitino-oligo saccaridi (COS-OGA), olio essenziale di arancio dolce, bicarbonato di potassio, mentre tra le molecole di sintesi, oltre allo zolfo (non impiegabile in serra con temperature al di sotto dei 10 ° C ed al di sopra dei 30 °C) vi sono fungicidi appartenenti a diverse classi chimiche quali: IBS (inibitori della sintesi degli steroli), strobiruline (attivi anche nei confronti di altre malattie) il gruppo dei carbossimidi (alcuni dei quali di recente registrazione).
L’alternanza dei diversi principi attivi a disposizione è il presupposto per evitare l’insorgenza di fenomeni di resistenza. Oltre a ciò va tenuto conto che le cucurbitacee sono ortaggi con cicli lunghi ed a raccolta scalare; bisogna quindi scegliere i prodotti, nella fase centrale della raccolta, che abbiano un tempo di carenza ridotto (la raccolta per alcuni ortaggi è eseguita giornalmente!), per non avere un prodotto al di fuori degli standard merceologici. Sarebbe opportuno, pertanto, iniziare i trattamenti già durante la prima fase di germinazione delle spore, senza attendere la presenza dei sintomi, al fine di contenere in modo efficace la malattia prima dell’inizio della raccolta.
FONTE: https://terraevita.edagricole.it
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Buon Natale e felice Anno Nuovo!
La Direzione generale per il Patrimonio naturalistico del ministero della Transizione ecologica il Programma 2021 di “Controllo biologico della Cimice asiatica mediante la liberazione del suo antagonista, la Vespa samurai, nome scientifico Trissolcus japonicus“, redatto dal Crea Difesa e Certificazione, in qualità di Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante.
Anche quest’anno, dunque, sarà possibile intervenire con il contributo del Crea per contenere il pericoloso insetto alieno, che ha arrecato ingenti danni soprattutto alla frutticoltura del centro-nord, mettendo in ginocchio interi comprensori produttivi. Basti pensare che, nel 2019, intere aree frutticole produttive di gran parte dell’Italia hanno perso oltre il 70% del raccolto con un costo di circa 600 milioni.
Cinque regioni in prima linea
Il Piano nazionale – coordinato dal punto scientifico e operativo dal Crea Difesa e Certificazione, interesserà cinque regioni, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, e le due province autonome di Trento e Bolzano.
L’intervento ha come obiettivo principale la ricostituzione dell’equilibrio naturale rotto dall’arrivo della cimice, che ha costretto gli agricoltori a un crescente numero di interventi per tentare di salvare le produzioni. Il Programma mira infatti a ricondurre le popolazioni della cimice a livelli di non dannosità, evitando il ricorso massiccio a insetticidi di sintesi e aumentando la resilienza dei sistemi agricoli colpiti da questa avversità.
Emilia-Romagna, al via la nuova campagna con 200 lanci di 22mila vespe samurai
In Emilia Romagna sono iniziati i nuovi lanci del piccolo insetto che non punge, si ciba di polline e nettare, ma non crea danni alle api, assolutamente innocuo per l’uomo e gli altri animali, e che si sta rivelando un alleato prezioso delle coltivazioni ortofrutticole emiliano-romagnole duramente danneggiate negli anni scorsi dalla cimice asiatica.
In Emilia-Romagna sono previsti 200 nuovi lanci in 100 siti – due lanci per ogni sito – individuati nei corridoi ecologici (siepi, aree verdi, boschetti, ecc.) limitrofi alle zone frutticole, per un totale di 22mila vespe samurai immesse nell’ambiente.
“I risultati che stiamo ottenendo sono davvero incoraggianti e il lavoro della vespa samurai sta già dando un contributo alla nostra frutticoltura – spiega l’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi – Dopo la prima campagna di lanci l’insetto è stato infatti ritrovato in tutto il territorio regionale, seppure con percentuali variabili a seconda delle zone. E questo è un risultato molto importante in quanto l’obiettivo era proprio quello di verificare l’insediamento, in modo da iniziare quel processo di riequilibrio ecologico che darà respiro alla nostra frutta e, di conseguenza, all’intero comparto”.
“I benefici sono attesi per il prossimo futuro – aggiunge Massimo Bariselli del Servizio fitosanitario regionale – L’obiettivo dei primi anni, infatti, è favorire l’insediamento della vespa samurai sul nostro territorio. E questo è stato raggiunto. Ora ci aspettiamo che la parassitizzazione aumenti progressivamente per ottenere il riequilibrio ecologico”.
In particolare, i lanci sono distribuiti per provincia: sei a Piacenza, sei a Parma, 12 a Reggio Emilia, 44 a Modena, 30 a Bologna, 34 a Ferrara, 40 a Ravenna, 22 a Forlì-Cesena e sei a Rimini.
FONTE: www.myfruit.it
Dopo l’approvazione in conferenza Stato-Regioni, il 28 dicembre è stata ufficializzata l’adozione del Piano di gestione dei rischi in agricoltura (Pgra) per la campagna 2021. Il Pgra disciplina il sistema di gestione del rischio agevolato dettandone le regole per l’imminente campagna, relativamente agli strumenti agevolati polizze assicurative, fondi di mutualità e strumenti per la stabilizzazione del reddito (ISTs). Semplificazione è la parola d’ordine, con l’introduzione dello Standard value per le polizze vegetali applicabili a tutte le colture. Altra novità l’ampliamento dei settori per i quali è possibile implementare lo strumento per la stabilizzazione del reddito.
AVVERSITÀ ASSICURABILI
Rimane invariato il quadro delle garanzie possibili (avversità assicurabili) per le produzioni vegetali, confermate sei combinazioni possibili tra avversità catastrofali, di frequenza ed accessorie (tab. 1):
- combinazione A, che vede la sommatoria delle garanzie per le avversità catastrofali, di frequenza ed accessorie;
- combinazione B, dove sono previste le garanzia per le tre avversità catastrofali ed almeno una delle avversità di frequenza;
- combinazione C, con la quale è possibile scegliere almeno tre avversità tra quelle di frequenza ed accessorie;
- combinazione D, dove sono previste le sole avversità catastrofali;
- combinazione E, polizze sperimentali (che comprende due tipologie di polizze: la polizza ricavi, dedicata esclusivamente al frumento, la cui copertura è rappresentata dalla combinazione A (insieme delle avversità catastrofali, di frequenza ed accessorie) alla quale si aggiunge la garanzia per la variazione negativa di prezzo; la polizza index basic, dove alla combinazione A, si aggiunge l’indice climatico avverso;
- combinazione F, che comprende la garanzia per solo due avversità a scelta tra quelle di frequenza.
DATE DI SOTTOSCRIZIONE
Ai fini dell’ammissibilità al contributo, il Pgra prevede un termine entro il quale è necessario sottoscrivere la copertura assicurativa. Le scadenze sono differenziate in funzione del ciclo colturale delle produzioni (tab. 2):
- per le colture a ciclo autunno primaverile, permanente, termine previsto il 31 maggio;
- per le colture a ciclo autunno primaverile e olivicoltura, termine previsto il 30 giugno;
- per le colture a ciclo estivo, di secondo raccolto, trapiantate, termine previsto il 15 luglio;
- per le colture a ciclo autunno invernale e colture vivaistiche, termine previsto il 31 ottobre;
- per le colture che sono seminate o trapiantate in data successiva a quelle di scadenza della relativa tipologia, la data ultima da considerare è la scadenza immediatamente successiva.
CONTRIBUTO PUBBLICO
Sulla base di quanto previsto dalle norme vigenti (Reg, Ue 2393/2017) le polizze assicurative per godere del sostegno pubblico devono prevedere la soglia di danno del 20%, ovvero devono prevedere la copertura di perdite di produzione superiori al 20% della produzione media annua dell’impresa agricola. Unica eccezione la combinazione index based (E-2) per la quale la soglia di danno è pari al 30% (tab. 3).
Il sostegno pubblico sulla spessa assicurativa sostenuta dell’agricoltore è quantificabile fino 70% della spesa ammessa per le combinazioni A, B, C, D, E-1 mentre per le combinazioni E-2 ed F, il contributo massimo potrà essere fino al 65%. Come dicevamo, tali percentuali si applicano alla spesa ammessa calcolata in base al parametro ovvero la tariffa media per ogni tipologia di polizza secondo la combinazione area territoriale/prodotto/combinazioni di polizza, calcolato come rapporto tra somma dei premi assicurativi e somma dei valori assicurati dell’anno, prendendo in considerazione come aree territoriale (comune o provincia) in funzione del numero di dati disponibili.
Al fine del calcolo del contributo definitivo si tiene conto anche del parametro di salvaguardia, ossia per ogni combinazione è garantita una percentuale di spesa ammessa anche se il parametro risultasse inferiore. Tale parametro è pari al 90% della spesa ammessa per le combinazioni A), B) D), 85% per la combinazione C) e 75% per la combinazione F.
Confermata l’agevolazione per i nuovi assicurati. Per le aziende agricole che non hanno sottoscritto polizze nei cinque anni precedenti (identificate mediante Cuaa), il sostegno pubblico del 70% sarà calcolato sulla spesa effettiva e l’aiuto sarà esteso anche alle coperture assicurative che saranno sottoscritte nei due anni successivi.
MENO BUROCRAZIA E RIMBORSI PIÙ VELOCI
La grande novità del Pgra 2021 è l’adozione dello Standard Value, ovvero un nuovo metodo di calcolo del valore assicurato ammesso a contributo pubblico, metodo già previsto nel precedente Pgra ma da quest’anno diventa operativo.
L’adozione dello Standard Value (SV) ovvero del valore massimo assicurabile ai fini dell’agevolazione pubblica, ha come paradigma la concessione del contributo attraverso l’utilizzo di valori standard, superando il problema da parte dell’impresa agricola di dover attestare la resa media storica. Lo SV è un importante elemento di semplificazione delle procedure per il riconoscimento della spesa assicurativa ammessa a contributo. La sua introduzione ha l’obiettivo di semplificare i controlli relativi alla definizione della spessa e della definizione del contributo pubblico producendo una sensibile riduzione dei tempi per l’erogazione dello stesso.
COME FUNZIONA LO STANDARD VALUE
Per ogni prodotto assicurabile con polizze agevolate (come da allegato 2 Pgra) sarà determinato lo Standard Value. Tali valori saranno resi ufficiali attraverso la pubblicazione di un Decreto da parte del Mipaaf che va a sostituire il Decreto prezzi.
Gli Standard Value sono elaborati da Ismea e prima dell’approvazione definitiva sono oggetto di consultazione e confronto nella conferenza Stato-Regioni.
Lo SV, determinato per ciascun prodotto assicurabile, è declinato per aree territoriali omogenee sotto il profilo agronomico ed è dato dal prodotto tra prezzo (P) e resa (R), SV= P X R, dove il prezzo (P) è rappresentato dal prezzo medio ponderato per le varietà prevalenti di un determinato prodotto, mentre R rappresenta la resa statistica/agronomica potenziale. P è calcolato come media degli ultimi tre anni o media olimpica (media triennale sul quinquennio escludendo il valore dell’anno migliore e quello dell’anno peggiore). Nella definizione dell’elemento resa (R) si tiene conto dei dati statistici, valori derivanti da rilevazioni in campo e valutazioni agronomiche. Per i prodotti assoggettati a disciplinare di produzione (Dop, Igp) si assumono come valori quelli previsti dai disciplinari di produzione.
ATTENZIONE ALLE RESE DICHIARATE
L’agricoltore in sede di definizione della copertura assicurativa può adottare per il prodotto da mettere sotto copertura il relativo Valore Standard che moltiplicato per la superficie determina il valore assicurato standard. In questa fase è necessario porre massima attenzione alla compilazione del certificato di assicurazione.
È necessario tener conto che le polizze agevolate continuano ad essere polizze sulle rese, ovvero coprono la perdita di resa quanti-qualitativa. Va da se quindi che è necessario porre attenzione sulla resa che si indica nel certificato, documento che viene utilizzato in sede di perizia.
L’agricoltore deve indicare come resa assicurata l’effettiva resa attesa, modulando il prezzo di assicurazione con l’accortezza di non superare il valore previsto dall’applicazione dello Standard Value.
Il Piano assicurativo individuale (Pai) rimane comunque un documento indispensabile che servirà ad attestare la superficie assicurabile, ed utilizzato in sede di controllo per verificare l’obbligo di assicurare l’intera superficie secondo il binomio prodotto/comune.
Tutte le polizze con valori assicurati unitari inferiori o uguali allo SV sono ritenute automaticamente ammissibili per la componente resa e prezzo, l’unico controllo riguarderà la verifica che la superficie assicurata corrisponda con quella riportata nel fascicolo aziendale e quindi nel Pai.
Qualora l’agricoltore si decidesse di non adottare come valore assicurato quello derivante dall’applicazione dello SV, in sede di definizione della spessa ammessa a contributo, l’agricoltore avrà la necessità, di dimostrare con documento probante la resa assicurata e il prezzo unitario di assicurazione, che deve rispettare il criterio della media degli ultimi tre anni o media olimpica (media triennale sul quinquennio escludendo il valore dell’anno migliore e quello dell’anno peggiore), diversamente sono ricondotti allo SV.
Di Francesco Martella
FONTE: terraevita.edagricole.it
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DAL 2 AL 22 AGOSTO seguirà i seguenti orari:
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Per ottenere frutti (e loro derivati) di qualità, la fase di maturazione deve essere seguita con molta attenzione (senza comunque trascurare le fasi precedenti). È proprio durante la maturazione, infatti, che si vengono a determinare le caratteristiche qualitative che permetteranno ai prodotti di affermarsi sul mercato.
Gli aspetti del frutto che devono essere salvaguardati ed esaltati sono, in particolare: l’aroma, la dolcezza, la succosità, il colore e la conservabilità.
In fase di maturazione i fenoli amari e astringenti devono lasciare il posto ad aromi più piacevoli che rendono il frutto commestibile e gradevole. E per far questo il frutto deve trovarsi ancora sulla pianta per assumere tutti gli elementi necessari.
Gli zuccheri, ad esempio, come saccarosio e fruttosio, vengono ricavati dalla linfa nonché dalla trasformazione degli amidi.
Sempre mentre il frutto è sulla pianta, un enzima specifico attacca la pectina delle pareti cellulari permettendo la fuoriuscita di acqua che aumenta la morbidezza e la succosità. Il processo fa uso degli acidi presenti permettendo al frutto di perdere il sapore sgradevole.
Un altro aspetto importante è la colorazione. Con la maturazione questa assume un aspetto più vivace e luminoso mentre la pellicola cerosa che si forma sulla superficie del frutto limita la perdita di acqua.
Nei frutti “climaterici” l’evoluzione delle caratteristiche del frutto continuano anche dopo la raccolta (come, ad esempio, la mela, l’albicocca e il melone) producendo molecole che rendono più veloce la respirazione e continuando la maturazione: l’amido si trasforma gradualmente in zuccheri, la clorofilla in antociani (virando verso il rosso il colore del frutto), la pectina si riduce mentre sapere e aroma tendono ulteriormente a migliorare.
Maturazione sulla pianta
Nei frutti “non climaterici” (vedi piccoli frutti, molte ortive, agrumi, ciliegie, vite….), però, la maturazione si blocca non appena vengono staccati dalla pianta. Per far sì che i frutti vengano prelevati dalla pianta in condizioni ottimali per il consumo e la trasformazione, possono essere trattati con prodotti che permettono di esprimere al meglio la loro maturazione.
Actinidia concimato con piano nutrizionale Fomet
Un’interessante proposta sul mercato che sembra dare ottimi risultati è un fertilizzante fogliare a base di potassio da carbonato contenente alghe e acidi umici, prodotto da Fomet. Questo prodotto è in grado di aumentare la produzione di etilene e la qualità dei frutti che risultano più colorati e gustosi.
Risultano inoltre più conservabili (aumenta la shelf life) e più resistenti agli stress ambientali. Grazie al potassio contenuto nel prodotto viene regolata l’apertura degli stomi a livello fogliare e migliorata la capacità delle radici nell’assorbire acqua ed elementi nutritivi.
Kappabrix®, questo il nome del prodotto, è stato formulato in modo da essere facilmente assorbito tramite le foglie e traslocato all’interno della pianta ed è in grado di veicolare i prodotti antiparassatari con i quali è miscibile.
Trattamenti della vite
Una coltura sulla quale il formulato è particolarmente efficace è la vite. E se è vero, come è vero, che il buon vino lo si comincia a fare in campo questo prodotto può rappresentare la chiave di volta per una vitivinicoltura di successo.
Per produrre un vino di qualità non si può prescindere dai diversi aspetti legati alla fisiologia della pianta e alle caratteristiche del suolo che deve essere visto in un contesto complessivo che prende in considerazione l’attività microbiologica, il compattamento e la capacità di scambio cationico per l’assimilazione dei nutrienti.
È universalmente noto che l’uso indiscriminato di prodotto granulari minerali negli ultimi decenni ha determinato un generale impoverimento dei terreni che tendono a destrutturarsi e a perdere sostanza organica.
Di conseguenza si sono determinati squilibri funzionali delle piante, difficoltà nella gestione delle vigne, produzione di uve di qualità inferiore e maggiore suscettibilità alle avversità sia di tipo biotico che abiotico.
Stiamo parlando di problematiche risolvibili con una corretta strategia nutrizionale che Fomet ha ben chiara e che gestisce con uno specifico portafoglio di prodotti.
Ricordiamo fra questi Afrodite (letami tracciati che provengono da allevamenti con stabulazione su lettiera), Biokelp (registrato in agricoltura biologica, che abbina zinco e manganese chelati alla presenza dell’alga Ecklonia maxima), Nilofert (acidi umici da Leonardite) e Vertyplus (fertilizzante in polvere idrosolubile che apporta magnesio al 6% e microelementi essenziali).
Risultatati su vite
maturazioneMa anche in questo caso il prodotto che può fare la differenza è Kappabrix® che ha dimostrato di essere determinante per uniformare la maturazione degli acini, migliorarne il colore e aumentare il grado zuccherino.
Lo scorso anno è stata effettuata da Fomet una prova sperimentale in campo su un appezzamento di merlot in provincia di Verona. Si trattava di un terreno tipico della pianura fluvioglaciale formato da sabbie calcaree e con presenza di argille. Sulla tesi trattata è stato aggiunto il prodotto alla linea di difesa chimica (3 interventi a distanza di 7 giorni a partire dalla pre-invaiatura degli acini di 4kg/ha).
L’elevato numero di rilievi effettuati ha messo in evidenza un incremento di 1,5°Brix e il 31,2% in più di antociani totali. Inoltre il diametro medio dell’acino è risultato maggiore quasi del 10% (+9,4%).
Su pomodoro
Nell’uso di Kappabrix® su pomodoro è stato notato un notevole miglioramento dell’uniformità della pezzatura tra i frutti dello stesso palco ed è stato eliminato quasi del tutto il problema dell’uniformità di colorazione del frutto (la maturazione di un lato del pomodoro a fronte del lato opposto non maturo provoca un spesso un deprezzamento del prodotto nell’immissione sul mercato).
Con l’uso di questo prodotto già dopo una settimana si poteva vedere l’effetto del prodotto, che con la sua particolare formulazione a base di potassio da carbonato, acidi umici ed alghe da Ascophyllum, ha una velocità d’azione molto elevata.
Dosaggi
Nella vite si distribuiscono 3 kg/ha di Kappabrix® da chiusura del grappolo per tre interventi, a distanza di 10 giorni. Analogamente per drupacee e actinidia 3 kg da ingrossamento del frutto con tre interventi a distanza di 10 giorni.
Più bassa la dose per rosacee e agrumi (2 kg/ha) ma rimane la scansione dei tre interventi con scansione di 10 giorni.
Colture orticole. Nelle solanacee si danno 3 kg/ha per applicazione a partire da fine ingrossamento frutti, sempre con scansione 10 giorni. Un po’ più alta la dose (3-3,5 kg/ha) utilizzata su cucurbitacee da distribuire ogni 10 giorni, a partire da fine ingrossamento frutti. Per le brassicacee la dose è di 2-2,5 kg/ha, con 2 interventi a inizio sviluppo fogliare e 2 da totale sviluppo foglia, ogni 7-8 giorni. Nella barbabietola si danno si danno 3 kg/ha per applicazione in miscela con il trattamento anticercosporico. Per altre orticole è confermata la dose dei 3 kg/ha a partire dalla fine dell’ingrossamento del frutto.
FONTE: https://terraevita.edagricole.it/
di Guido Trebbia
L’Emilia-Romagna, seconda regione d’Italia per produzione di cereali, riscopre una sua materia prima di pregio: il grano duro. Lo spiega Lorenzo Furini, presidente della sezione cereali di Confagricoltura Emilia Romagna: «Quest'anno crescono del 60% le superfici coltivate a frumento duro passando da 45.000 a 74.000 ettari. Un balzo spinto dalla crescente richiesta di prodotto 100% italiano per la filiera della pasta e dall’andamento dei prezzi: +35% negli ultimi 18 mesi. Ravenna, Ferrara e Bologna sono le province che trainano l’incremento».
Le stime di Confagricoltura Emilia-Romagna mostrano un aumento generale delle superfici coltivate a frumento tenero e duro da Piacenza a Rimini, pari al 4-6% su base annua, fino a toccare la soglia dei 240.000 ettari complessivi per la campagna 2021. Nel dettaglio, in testa c’è Ferrara con 64.000 ettari di cui 44.500 a tenero e 19.500 a duro. Poi Bologna con 54.000 ha (37.000 a tenero e 17.000 a duro) e Ravenna con 29.000 ha (13.000 a tenero e 16.000 a duro). Seguono Modena con 26.000 ha (20.500 a tenero e 5.500 a duro); Piacenza con 24.000 ha (19.500 a tenero e 4.500 a duro) e Parma con 15.000 ha (10.000 a tenero e 5.000 a duro). Infine le province di Forlì-Cesena e Rimini, con 15.000 ha (11.000 a tenero e 4.000 a duro) e Reggio Emilia con 13.000 ha (10.500 a tenero e 2.500 a duro).
«La coltivazione del duro, che rappresenta in regione circa il 30% del totale delle superfici a frumento, è sempre stata nel dna dei nostri produttori seppur abbandonata negli ultimi anni perché poco redditizia: prezzi bassi rispetto alle rese in campo. Oggi invece – osserva Furini – lo scenario è profondamente mutato. Da un lato, le nuove varietà e le tecniche colturali sempre più innovative hanno migliorato la resa portandola mediamente attorno ai 70 quintali a ettaro. Dall’altro l’interesse dell’industria pastaria verso un prodotto del territorio dagli alti standard qualitativi ha aperto la strada a contratti di filiera soddisfacenti per i coltivatori».
Buoni riscontri commerciali ha ottenuto anche il grano tenero nelle classi merceologiche “di forza” e “fino”, con un incremento medio dei prezzi di circa il 25% negli ultimi 18 mesi.
Il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Marcello Bonvicini sottolinea «quanto sia importante, in una fase così delicata dell’economia italiana, affiancare i produttori nel percorso di sviluppo, dalle scelte colturali alle strumentazioni d’avanguardia, all’agricoltura 4.0 per migliorare il livello quali-quantitativo di materie prime indispensabili al “made in Italy” agroalimentare. Con l’obiettivo – rimarca – di aumentare la produzione di cereali, ridurre le importazioni da paesi terzi, investendo bene le risorse disponibili, sia del Piano regionale di sviluppo rurale che del Recovery Fund, per dare un impulso alla diffusione di nuove tecnologie, migliorare la capacità di stoccaggio (ritiro separato dei prodotti) e definire un più proficuo sistema di contrattazione con l’industria del comparto».
FONTE:https://terraevita.edagricole.it/