Prezzo del frumento alle stelle: la siccità manda in tilt i mercati
Siccità, pioggia, effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole. Queste sono le parole più cercate sui motori di ricerca nell’ultimo periodo dagli operatori del settore agroalimentare, in particolare con riferimento al comparto del frumento, dove, a causa di diversi episodi di siccità, i prezzi sono schizzati a livelli mai registrati finora.
Andamento dei prezzi alimentari: il settore cerealicolo
L’ indice dei cereali ha registrato una crescita del 4,2% questo mese, a causa soprattutto dell’aumento dei prezzi del grano influenzati dalle rese dei raccolti degli USA, le quali sono state messe a dura prova dalle condizioni climatiche avverse: un’ondata di siccità imprevista nell’ultima fase fenologica del ciclo produttivo ha causato un essiccamento delle piante.
Ciò ha abbattuto le produzioni negli Stati Uniti, ma anche in Europa e Russia. I prezzi del mais, al contrario, sono diminuiti a seguito dei raccolti record in Sud America.
Secondo quanto afferma la FAO nel suo ultimo Bollettino della Domanda e dell’Offerta di Cereali (pubblicato il 6 luglio 2017), nonostante la diminuzione dell’offerta di grano (ad alto contenuto proteico), è probabile che le scorte di cereali a livello globale rimarranno abbondanti nel prossimo anno.
Le più recenti informazioni sull’evoluzione dell’offerta mondiale di frumento duro indicano una flessione del 2,3% della produzione, che scenderebbe a 39 milioni di tonnellate nel 2017. Parallelamente, per i consumi si stima un lieve aumento dello 0,5% (38,9 milioni di tonnellate), attestandosi così a livelli di poco inferiori all’offerta e determinando una stabilità delle scorte a 10,8 milioni di tonnellate.
Le stime dell’International Grains Council indicano un consistente calo produttivo per il Canada che, dopo i livelli record dello scorso anno, dovrebbe scendere a 5,8 milioni di tonnellate (-26%). In flessione anche la UE, con l’Italia a 4,2 milioni di tonnellate (-16%). La produzione francese è invece prevista in controtendenza (+12,5%, 1,8 milioni di tonnellate).
I cali di produzione dovrebbero essere in parte compensati dagli abbondanti raccolti attesi nei Paesi del Maghreb, con incrementi del 122% in Marocco (con 2,0 mln di tonnellate dovrebbe superare la Francia nel ranking dei principali produttori), del 50% in Tunisia e del 23% in Algeria.
Da sottolineare, infine, come nel primo trimestre dell’anno le importazioni italiane di frumento duro abbiano mostrato una flessione tendenziale superiore al 2%, scendendo a 598mila tonnellate.
La FAO ha rivisto al ribasso le previsioni di giugno per la produzione globale di grano nel 2017, ritoccando invece al rialzo quelle di riso e mais. La produzione cerealicola globale dovrebbe toccare 2.593 milioni di tonnellate, lo 0,6% in meno rispetto al 2016.
Il future sul frumento quotato sul CBOT, il primo giugno prezzava 429 euro, al 5 luglio ha toccato quota 558 euro, registrando un aumento del 30% in poco più di trenta giorni; si tratta di una variazione significativa se si tiene conto che il sottostante è una materia prima agricola. Ciò ha messo in agitazione i mercati finanziari: i quantitativi in posizione Long sono aumentati a dismisura, tanto da far dubitare gli analisti della provenienza degli ordini. Probabilmente, molti hedge fund hanno approfittato del momento per ottenere margini con operazioni prettamente speculative.
Sulle piazze italiane il prezzo del frumento duro è salito durante tutto il mese di giugno. Sono stati rilevati i primi prezzi per il frumento duro “fino” del centro-nord. A Milano il “fino” provenienza Nord è quotato minimo 225 euro/t e massimo 245 euro/t (prezzo medio di 235 euro/t). A Bologna il “fino” Nord prezza in media 232,50 euro/t; la stessa categoria, di provenienza Centro, è quotata 242,50 euro/t. A Foggia il “fino” è aumentato di 5 euro/t e vale ora 232,50 euro/t. (dati al 3 luglio 2017).
Fonte: Osservatorio Agroalimentare