Nettarine a 77 centesimi: il calibro ha pagato anche nel 2017
"Troppi nostri colleghi sono disposti a fare carte false per aderire a club stranieri, ma se si tratta di organizzarci in casa nostra, tutti scappano. Noi agricoltori siamo i primi responsabili della nostra situazione". Così alcuni produttori di frutta, età fra i 45 ai 55 anni, si esprimono parlando a ruota libera sul futuro della frutticoltura in Emilia-Romagna. Si tratta di agricoltori con maglia poderale variabile fra i 3 e i 16 ettari.
"I nostri problemi vengono da lontano. In Italia siamo carenti sul fronte delle varietà. Le strutture, cooperative o privati, hanno spinto su cavalli che poi si sono dimostrati ronzini. Le varietà devono essere quelle valide per i consumatori, non per la tipologia di macchina selezionatrice che si ha in magazzino. Tanti nostri colleghi, 10 anni fa, hanno investito in queste direzioni e si sono indebitati, perché la redditività non è stata all'altezza delle aspettative".
Circa le varietà club, gli agricoltori interpellati, cinque per la precisione, hanno espresso dubbi: "Non contestiamo le opportunità, ma così non siamo altro che mezzadri per dei padroni stranieri. Abbiamo firmato degli accordi per cui non siamo più padroni del nostro prodotto e, per contro, si rischia sempre che la frutta raccolta sia declassata e non rientri più delle quotazioni preventivate. Ma i mutui accesi noi li dobbiamo pagare lo stesso. Almeno i club fossero italiani... tireremmo l'acqua al nostro mulino...".
Sul fronte qualità, gli agricoltori vorrebbero maggiore chiarezza nel momento della selezione. "Ci sono aziende che fanno macchine selezionatrici che esportano in tutto il mondo, ma in Italia lavorano poco. Questo perché selezionare in base alla qualità determina anche una campionatura reale e questo, secondo noi, andrebbe a vantaggio degli agricoltori. Separare subito la frutta a seconda della qualità interna aiuterebbe a indirizzare il prodotto verso il giusto mercato e premierebbe gli agricoltori più virtuosi. Il contrario di quello che accade con la standardizzazione di pesche e nettarine da cestino destinate ai discount tedeschi".
Uno degli agricoltori mostra i suoi tabulati della liquidazione 2017. E ci sono delle piacevoli sorprese: 0,77 euro/kg per la Big Top AA; 0,67 euro/kg per la AA della nettarina Romagna Sweet. "Sono numeri che fanno capire che, anche in un anno come il 2017, il calibro grosso è stato pagato abbastanza. Certo, per un AsaA ci si aspetta di più, però sono cifre che mi hanno permesso di fare una plv dignitosa. Non è stata quindi un'annata da buttare del tutto via".
I frutticoltori sono preoccupati per lo stato finanziario delle aziende: "Gli investimenti che le strutture ci hanno chiesto 15 anni fa non hanno portato i risultati economici sperati. Tante varietà imposte o caldamente suggerite non si sono rivelate adatte ai nostri territori. Le aziende indebitate sono tante. E poi non c'è la giusta competizione e fra regioni italiane, e con l'estero. Un nostro operaio costa 100 - 110 euro al giorno. In Spagna meno della metà. Noi al nord siamo tartassati dai controlli, al sud d'Italia molto meno e in altre nazioni come quelle del Nord Africa neppure ci sono le verifiche sui mezzi agricoli".
"Ma il cambiamento deve partire da noi - concludono gli agricoltori locali - non certo dai politici o dai presidenti di cooperative. Siamo noi gli artefici del nostro destino. Ma spesso non vediamo la volontà di cambiare, perché c'è troppa rassegnazione".
(Fonte: Cristiano Riciputi - Freshplaza)