La concimazione autunnale
L'autunno è una stagione complessa dal punto di vista agrario.
Le colture arboree sono quasi tutte nella fase di post-raccolta, tranne le varietà particolarmente tardive, ma le piante devono comunque essere nutrite per avviarsi al meglio al riposo autunnale. In altri casi, invece, la coltura è all'inizio del proprio ciclo colturale, come i cereali a paglia, quindi la loro concimazione autunnale fa parte a pieno titolo del programma di concimazione a fini produttivi.
Nelle colture arboree, come vite, pomacee, drupacee e actinidia, la concimazione autunnale permette invece di reintegrare una parte dei nutrienti asportati con la produzione. Non a caso, tale pratica copre da tempo un ruolo fondamentale nei piani di fertilizzazione annuali.
Con la concimazione autunnale vanno quindi reintegrati non solo i macroelementi come azoto (poco e a lenta cessione), fosforo e potassio, ma anche i microelementi.
La residua attività fotosintetica delle colture permette loro di assorbire questi elementi e di accumularli nei propri tessuti, a tutto beneficio delle parti lignificate e delle gemme. Inoltre, una linfa a maggior concentrazione di sali offre alle piante una maggiore resistenza al freddo. Anche irrorazioni alla chioma con soluzioni diluite di urea può aiutare ad accumulare sostanze azotate, motivo per il quale tale pratica ha preso abbastanza piede in diverse zone frutticole del Nord Italia.
Dal punto di vista quantitativo, le esigenze nutrizionali annue del melo si possono quantificare all'incirca sugli 80 chilogrammi per ettaro di azoto, 40 di fosforo e 90 di potassio. Parte della loro restituzione al terreno può essere fatta nei mesi autunnali, adottando per lo più concimi di natura organica, come per esempio letame maturo oppure concimi organici pellettati. In tale segmento di prodotti si possono reperire formulati a base di pollina oppure misti organici.
Di ottimo effetto anche i prodotti contenenti acidi umici, atti a migliorare la struttura del terreno e la sua capacità di scambio cationico, abbinati anche ad applicazioni fogliari pre-caduta foglie con prodotti contenenti aminoacidi liberi e microelementi come manganese, ferro, molibdeno e zinco, opportunamente chelati. Tali apporti aiutano la coltura a entrare nel modo nella successiva fase di riposo invernale, rafforzando tronco, colletto e radici. Ma non solo. Tali apporti autunnali permettono di minimizzare il cosiddetto fenomeno della "moria", causato dai freddi invernali che aprono ferite nella corteccia, come pure aiutano la fase della differenziazione delle gemme.
In caso però le temperature estive ritardino la caduta delle foglie, nei fruttiferi può essere utile applicare specifici formulati fogliari a base di rame e magnesio che agevolino proprio la caduta stessa e l'entrata a riposo delle colture, traendo vantaggi anche in termini di contenimento di batteriosi, come avviene per esempio nelle drupacee e nell'actinidia. Particolarmente in quest'ultimo caso le concimazioni azotate vanno dosate con maestria, dato che un loro eccesso può appunto favorire gli attacchi di patogeni come Pseudomonas.
Per esempio, a tal fine può essere utile un'applicazione di calciocianamide 4/5 giorni prima della semina oppure, in post-emergenza, a partire dallo stadio delle cosiddette "tre foglie" per una finestra temporale di due settimane, avendo cura di non applicare il prodotto su piante umide.
Tali applicazioni permettono alla coltura di contare su azoto a lento effetto, integrato dall'apporto di calcio in grado di aumentare la resistenza delle piante alle fisiopatie.
In alternativa, possono essere anche utilizzati concimi azotati a lenta cessione, magari contenenti agenti inibitori della nitrificazione in modo da prolungare il più possibile l'effetto benefico del rilascio graduale dell'azoto.
Le colture arboree sono quasi tutte nella fase di post-raccolta, tranne le varietà particolarmente tardive, ma le piante devono comunque essere nutrite per avviarsi al meglio al riposo autunnale. In altri casi, invece, la coltura è all'inizio del proprio ciclo colturale, come i cereali a paglia, quindi la loro concimazione autunnale fa parte a pieno titolo del programma di concimazione a fini produttivi.
Nelle colture arboree, come vite, pomacee, drupacee e actinidia, la concimazione autunnale permette invece di reintegrare una parte dei nutrienti asportati con la produzione. Non a caso, tale pratica copre da tempo un ruolo fondamentale nei piani di fertilizzazione annuali.
Con la concimazione autunnale vanno quindi reintegrati non solo i macroelementi come azoto (poco e a lenta cessione), fosforo e potassio, ma anche i microelementi.
La residua attività fotosintetica delle colture permette loro di assorbire questi elementi e di accumularli nei propri tessuti, a tutto beneficio delle parti lignificate e delle gemme. Inoltre, una linfa a maggior concentrazione di sali offre alle piante una maggiore resistenza al freddo. Anche irrorazioni alla chioma con soluzioni diluite di urea può aiutare ad accumulare sostanze azotate, motivo per il quale tale pratica ha preso abbastanza piede in diverse zone frutticole del Nord Italia.
Dal punto di vista quantitativo, le esigenze nutrizionali annue del melo si possono quantificare all'incirca sugli 80 chilogrammi per ettaro di azoto, 40 di fosforo e 90 di potassio. Parte della loro restituzione al terreno può essere fatta nei mesi autunnali, adottando per lo più concimi di natura organica, come per esempio letame maturo oppure concimi organici pellettati. In tale segmento di prodotti si possono reperire formulati a base di pollina oppure misti organici.
Di ottimo effetto anche i prodotti contenenti acidi umici, atti a migliorare la struttura del terreno e la sua capacità di scambio cationico, abbinati anche ad applicazioni fogliari pre-caduta foglie con prodotti contenenti aminoacidi liberi e microelementi come manganese, ferro, molibdeno e zinco, opportunamente chelati. Tali apporti aiutano la coltura a entrare nel modo nella successiva fase di riposo invernale, rafforzando tronco, colletto e radici. Ma non solo. Tali apporti autunnali permettono di minimizzare il cosiddetto fenomeno della "moria", causato dai freddi invernali che aprono ferite nella corteccia, come pure aiutano la fase della differenziazione delle gemme.
In caso però le temperature estive ritardino la caduta delle foglie, nei fruttiferi può essere utile applicare specifici formulati fogliari a base di rame e magnesio che agevolino proprio la caduta stessa e l'entrata a riposo delle colture, traendo vantaggi anche in termini di contenimento di batteriosi, come avviene per esempio nelle drupacee e nell'actinidia. Particolarmente in quest'ultimo caso le concimazioni azotate vanno dosate con maestria, dato che un loro eccesso può appunto favorire gli attacchi di patogeni come Pseudomonas.
Non solo fruttiferi
A differenza di quanto accade nei frutteti e nei vigneti, nei cereali a paglia come il frumento la concimazione autunnale è in concomitanza delle prime fasi di sviluppo della coltura. Mentre cioè le concimazioni autunnali nelle colture arboree giungono a fine ciclo e in post-raccolta, quelle su cereali fanno già pienamente parte del piano di fertilizzazione del ciclo in essere.Per esempio, a tal fine può essere utile un'applicazione di calciocianamide 4/5 giorni prima della semina oppure, in post-emergenza, a partire dallo stadio delle cosiddette "tre foglie" per una finestra temporale di due settimane, avendo cura di non applicare il prodotto su piante umide.
Tali applicazioni permettono alla coltura di contare su azoto a lento effetto, integrato dall'apporto di calcio in grado di aumentare la resistenza delle piante alle fisiopatie.
In alternativa, possono essere anche utilizzati concimi azotati a lenta cessione, magari contenenti agenti inibitori della nitrificazione in modo da prolungare il più possibile l'effetto benefico del rilascio graduale dell'azoto.
Fonte: Agronotizie