Biologico, la corsa continua
Prosegue senza sosta l'incremento delle vendite di alimenti e bevande biologiche in Italia e con esso le superfici dedicate, le aziende certificate e il giro d'affari, che compreso anche l'export, ha raggiunto i 5,8 miliardi di euro. È quanto emerge da un'analisi dell'Ismea, diffusa in occasione del Sana, il 31esimo Salone internazionale del biologico e del naturale in corso alla Fiera di Bologna. Un trend positivo ininterrotto, ricorda l'Ismea, che negli ultimi 15 anni ha traghettato il comparto fuori dalla dimensione di nicchia delle origini per trasformarlo in uno stile di vita ampiamente diffuso e consolidato nelle abitudini alimentari delle famiglie italiane.
Contributi Pac benzina per il settore
Una metamorfosi resa possibile grazie al crescente protagonismo della Gdo, che attraverso un ampio assortimento a prezzi competitivi ha avvicinato il bio a nuove e ampie fasce di consumatori, diventando oggi il luogo di acquisto principale. Riconoscendo nel biologico una rilevante opportunità di mercato e usufruendo degli incentivi finanziari messi a disposizione dalla Pac, sono sempre di più gli operatori che hanno deciso di investire nel comparto. Negli ultimi 10 anni, le aziende di produzione e di trasformazione di prodotti biologici sono complessivamente raddoppiate e contemporaneamente anche le superfici destinate a bio sono cresciute del 60%.
A fine 2018 in Italia la superficie coltivata in biologico è di quasi due milioni di ettari, con un numero di operatori che arriva a sfiorare le 80.000 unità. Le elaborazioni effettuate dal Sinab indicano che dal 2010 gli incrementi registrati sono di oltre 800mila ettari e 20mila aziende agricole (produttori esclusivi). Rispetto all'anno 2017, le superfici biologiche sono aumentate del 3% con 49mila ettari in più.
Prati, foraggio e cereali le colture principali
Nel 2018, come per l'agricoltura italiana, anche per l'agricoltura biologica i 3 principali orientamenti produttivi restano i prati pascolo (540.012 ha), le colture foraggere (392.218 ha) e i cereali (326.083 ha). A queste categorie seguono, per estensione, le superfici biologiche investite ad olivo (239.096 ha) e a vite (106.447 ha). L'analisi della distribuzione regionale delle superfici biologiche, nel 2018, indica che le estensioni maggiori si trovano in Sicilia, Puglia, Calabria ed Emilia-Romagna, che da sole rappresentano oltre la metà dell'intera superficie biologica nazionale. Le regioni che invece hanno messo a segno gli incrementi maggiori nell'ultimo anno sono Campania (+44%), Veneto (+38%), Provincia autonoma di Bolzano (+26%) e Lombardia (+19%).
Biologico, crescono le aziende certificate
L'elaborazione dei dati nazionali relativi agli operatori biologici evidenzia, rispetto al 2017, un incremento del 4%, con oltre 3mila operatori in più, per un numero totale di 79.046 unità, inseriti nel sistema di certificazione per l'agricoltura biologica. Nel dettaglio, si hanno 58.954 produttori esclusivi (aziende agricole) 9.257 preparatori esclusivi e 10.363 produttori/preparatori e 472 importatori. L'analisi della distribuzione a livello regionale degli operatori biologici conferma il primato di Calabria (11.030 unità), Sicilia (10.736 unità) e Puglia (9.275 unità). Nel 2018, si registrano incrementi a doppia cifra, rispetto all'anno precedente, in Campania (43%), Emilia-Romagna (20%), Lombardia (18%), Provincia autonoma di Bolzano (15%), Friuli-Venezia Giulia (13%) e Abruzzo (11%). Le aziende agricole biologiche in Italia rappresentano il 6,1% delle aziende agricole totali; tale incidenza è abbastanza uniforme per le 5 aree principali del Paese.
Un settore che sta diventando "maturo"
Nel 2018 la spesa per i prodotti alimentari biologici ha sfiorato i 2,5 miliardi di euro, raggiungendo una quota del 3% sul valore complessivo dell'agroalimentare. La crescita nel primo semestre del 2019 si è limitata a un +1,5% rispetto all'analogo periodo del 2018, in rallentamento rispetto ai tassi a cui il settore ci aveva abituato nel passato. La ragione di questa decelerazione, spiega l'Ismea, va cercata nella dimensione ormai importante del giro d'affari del settore, che rende fisiologico un aumento più contenuto anno su anno.
Grande distribuzione primo canale di vendita
A trainare le vendite è la Gdo, che avanza del 5,5% in valore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In questo canale di vendita si riscontra un incremento dei quantitativi di prodotto commercializzato nella maggior parte dei comparti in associazione a una tendenziale flessione dei prezzi. Molto bene anche i Discount che nei primi mesi del 2019 crescono del +20,7%, pur esprimendo fatturati ancora marginali se confrontati agli altri canali di distribuzione del biologico (7,1% la spesa biologica che passa per i Discount). Di contro, i negozi tradizionali continuano a perdere terreno registrando nella prima parte del 2019 un calo del fatturato del -7,2%.
In definitiva, l'inizio dell'anno premia ancora una volta la Gdo per fatturato e volumi di prodotti biologici commercializzati; supermercati e ipermercati continuano a raccogliere i frutti di investimenti e di un cambio di strategia commerciale iniziato ormai da tempo. Un'evidenza ripagata dalla fiducia che il consumatore di biologico sta riponendo verso specifici comparti in passato roccaforte dello specializzato.
Ortofrutta bio premiata dai consumatori
Ne è esempio lampante il settore dell'ortofrutta che viene apprezzata dal consumatore soprattutto quando veicolata dalle crescenti postazioni self-service per la vendita di prodotto sfuso che stanno fiorendo nelle corsie dei supermercati coniugando, agli occhi del consumatore, convenienza e sostenibilità ambientale. Negli ultimi 10 anni, la Gdo ha più che triplicato il suo fatturato relative alle vendite di alimenti e bevande biologiche (+217%). Dall'analisi dei singoli comparti emerge, nell'insieme, conclude l'Ismea, un quadro positivo che non lascia fraintendimenti sullo stato di salute del settore del biologico; si evidenziano comunque delle flessioni che coinvolgono alcune referenze merceologiche funestate da eventi catastrofici che ne hanno compromesso e ridotto l'offerta sul mercato.